Gesù salva tutti,… pure la Chiesa

LA VEDOVA DI NAIN – Il Il Signore ha sempre operato miracoli a beneficio integrale della persona umana. Egli certo guariva nel corpo, perché non possiamo santificarci se non nella nostra carne, ma desiderava ardentemente che i miracoli corporali fossero segno di qualcosa più radicale e più profondo, qualcosa di spirituale. E infatti i cristiani, sin dall’epoca degli apostoli e dei Padri, hanno visto nelle guarigioni e nelle resurrezioni compiute da Cristo immagini e metafore spirituali ben precise, insegnamenti perenni e moniti, indicazioni per la vita dei battezzati. Cristo incrocia una vedova, intenta a seppellire il suo unico figlio, ormai morto. Il Signore, quando la vede, si muove a compassione e, avvicinatosi alla bara, ordina al ragazzo di alzarsi. Subito il giovinetto si alzò e, sedutosi, si mise a parlare. E Cristo lo diede a sua madre. In ognuno di questi aspetti, apparentemente banale, soggiace un significato spirituale. Sant’Agostino ci indica la matrice di pensiero con la quale dobbiamo leggere e interpretare il brano tratto dal vangelo di Luca. Egli così scrive: Se la risurrezione del giovane riempie di gioia la vedova sua madre, la Chiesa nostra madre gode ogni giorno vedendo risorgere spiritualmente gli uomini. Il figlio della vedova era morto della morte del corpo e gli uomini erano morti della morte dell’anima. […] Si piangeva visibilmente per la morte del primo e non si notava affatto la morte invisibile di questi (Agostino di Ippona, Sermo 44 de verbis Domini). La donna di Naim, vedova e madre, rappresenta la Chiesa cattolica. Essa è madre di tutti i credenti, perché li genera a vita vera attraverso il sacramento del Battesimo, li nutre attraverso l’Eucarestia, li fascia e li cura attraverso la Riconciliazione, li educa attraverso la catechesi. Ma spesso, nel corso della storia, la Chiesa si è ritrovata vedova. Sappiamo bene che lo sposo della Chiesa è lo stesso Signore Gesù. Dalla prospettiva umana, come cattolici, ci sembra – soprattutto in epoca di persecuzioni e tirannia (e questa è una di quelle epoche) – che Dio sia sordo, indifferente, noncurante delle nostre sofferenze. Ma è solo una prospettiva umana. E’ la prospettiva della folla confusa e attonita che segue la vedova nel brano di san Luca. E’ la prospettiva di chi non vede altro che il ragazzo pronto per essere seppellitto, una volta per tutte. E’ la prospettiva del mondo, privo della speranza soprannaturale. Il figlio della vedova – unico figlio, come il Signore è unico figlio di Maria – rappresenta tutti i cristiani. Se infatti la Chiesa è vedova, cioé debole e afflitta, tutti i fedeli ne risentono e le anime si perdono, cioé muoiono spiritualmente. Dobbiamo invece guardare la scena dalla prospettiva della folla che segue Cristo, che metaforicamente rappresenta la “Chiesa trionfante”, la comunità dei beati e degli angeli, di coloro che già hanno vinto il mondo e vedono la storia in Dio. Immaginiamo la scena di questo brano: la descrizione di san Luca dà bene il senso dell’avvicinarsi graduale di Cristo alla vedova (vicino alla porta della città). Questo movimento spaziale rappresenta il movimento di Dio nella storia. Quasi a dire: abbiate fiducia: Cristo arriverà a tempo debito! Quando il Signore compie il miracolo, il ragazzo non si alza semplicemente, ma si siede e si mette a parlare. Questa gestualità dice poco all’uomo e alla donna del ventunesimo secolo, ma, agli uditori dell’epoca degli apostoli, trasmettono un messaggio chiaro: la dignità: il battezzato deve essere consapevole della propria dignità di figlio di Dio. Il ragazzetto si atteggia come si atteggiavano i maestri nelle sinagoghe. Seduto come se fosse in cattedra, si mette a parlare, cioè a insegnare, a testimoniare. I cristiani hanno il dovere di fronte a Dio e di fronte al mondo di testimoniare la verità. Ma per farlo, bisogna essere guariti e risorti a vita nuova, cioé rigenerati sacramentalmente, perché la testimonianza non è affare umano, non è affare naturale, ma soprannaturale. (Gaetano Masciullo)

* In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed Egli lo diede alla madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo».(Luca, 7, 11-16)

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