La parità di genere occupa un posto di tutto rispetto tra i nobili fini perseguiti, rigorosamente con i soldi degli altri (e, ahimé delle altre), dai politici euroaltruisti: nel senso che ben 38,5 miliardi di euro del miracoloso Pnrr sono, direttamente o indirettamente a tal fine destinati. Queste le solite proposte in merito avanzate dalla Conferenza nazionale delle donne democratiche: sostegni al lavoro e all’imprenditoria femminile, asili nido, congedo di paternità, etc. etc. Tutte sposate appieno (le proposte, non le donne) dal cavalleresco Nicola Zingaretti, che, al riguardo, è stato chiarissimo: La pandemia ha messo in crisi un modello di sviluppo…La parità di genere deve essere un obiettivo centrale del Recovery fund. Per l’Italia è l’occasione di un cambiamento radicale… Promuovere davvero occupazione femminile richiede una visione di sistema… investimenti nelle infrastrutture sociali che trasformino l’organizzazione sociale. Peccato che, tra il dire e il fare, ci sia in mezzo il gran mare… dei sessi. Imprenditoria femminile, lavoro femminile, bla bla bla femminile… Ma che s’intende per femminile? FB ha sgretolato il muro del binario uomo donna: il menu del profilo sessuale non prevede più la sorpassata alternativa uomo/donna, ma, siòre e siòri, ben cinquantotto alternative cinquantotto: agender, androgino, bigender, cisgender, gender questioning, pangender, trans uomo e trans donna, two-spirit… Come suol dirsi, una domanda sorge spontanea: Caro Zingaretti, chiedi pure l’aiutino a Zan (o, se vuoi, al commissario Montalbano), poi dimmi: di questi cinquantotto sessi, quali possono beneficiare della nuova visione di sistema/parità di genere del pnrr?
