
I virus non nascono tutti allo stesso modo: quelli naturali provengono dagli esseri viventi, quelli di laboratorio vengono prodotti dall’uomo, a solo scopo scientifico (in caso di buone intenzioni). Questi ultimi, se sfuggono al controllo dei ricercatori, possono essere estremamente pericolosi; a maggior ragione se il paese che ospita il laboratorio, esempio a caso la Cina, fosse allergico a trasparenza, tempestive informazioni e controlli internazionali. Idem con patate per quanto riguarda i diritti: quelli naturali sono insiti all’uomo e si riducono sostanzialmente alla proprietà di se stessi e delle proprie cose; per esercitare tali diritti non è necessaria alcuna azione: basta che gli altri si astengano dall’aggredire la tua persona o a sottrarti le tue cose. I diritti di laboratorio, invece, vengono prodotti dall’uomo, in genere con le migliori intenzioni: ad esempio, i diritti al lavoro, alla casa, alla salute, all’istruzione, i diritti delle donne, dei bambini, dei sessualmente diversi, delle minoranze, degli infelici (ad essere felici), degli animali e di chi più ne ha più ne metta. Anche i diritti di laboratorio possono essere estremamente pericolosi: il diritto all’istruzione può degenerare in indottrinamento e postificio; il diritto alla salute può cancellare scienza e coscienza dei medici, imprigionandoli in ottusi protocolli e pretese comunità scientifiche; il diritto alla casa si realizza nel ferro e nel cemento degli immensi dormitori del social housing (in inglese fa più fino). E così via. Per esercitare i diritti di laboratorio non basta farsi i fatti propri: bisogna rivolgersi a professionisti della solidarietà (detti politici), pagandoli sia per il loro lavoro, sia le necessarie risorse. Morale della favola: sarebbe più prudente che i laboratori la smettessero di produrre virus e diritti.